sabato 23 maggio 2009

Strage di Capaci, 17 anni dopo, cosa è cambiato?

Oggi è un giorno importante per la storia d'Italia. Importante nella sua tragicità. E' il diciassettesimo anniversario della strage che uccise Giovanni Falcone. Un evento che non fu solo un evento, ma fu uno spartiacque, tra un modo di pensare la cosa pubblica ed i rapporti Stato-cittadino fino a quel pomeriggio e dopo quel pomeriggio. Quando passo di fronte alla stele di Capaci mi viene una fitta al cuore, ma oltrepassandola un'altra domanda mi invade, anzi due: quanti degli attuali responsabili della cosa pubblica, statali e locali, hanno questa stessa fitta? Cosa e quanto siamo cambiati da quel giorno? Se ci si dovesse fermare all'apparenza, quell'evento che avrebbe dovuto stravolgere la nostra mentalità, non ci sarebbero molti motivi di ottimismo? Allora, ci stracciammo le vesti per un presidente del consiglio, Andreotti, che guidava comunque un grande partito con forti correnti interne, ma che comunque prendeva linfa dal basso; un presidente su cui c'erano sospetti di collusione con la mafia, ma mai una sentenza e ciò ci scandalizzava. Giustamente. Oggi, al suo posto, ce n'è uno pluripregiudicato, che con i "referenti" dei mafiosi ha creato un partito, soprattutto in Sicilia, affidando le chiavi del nostro destino a gente - come Schifani, Dell'Utri, Alfano - politicamente mediocre ed eticamente discutibile. Come alternativa, le veline. Ha fondato un sistema di potere assolutista, in cui uno comanda gli altri eseguono e quanto dice il capo, anche se contrasta con tutte le prove, è sempre la cosa giusta. Anche se è la cosa diametralmente opposta a quella che lo stesso capo ha detto cinque minuti prima. Un sistema che emargina le "menti" ed asalta le braccia, ma quelle braccia in grado di alzarsi solo per dire "Signor si". Questo tanto a Roma, quanto nei paesi. E mi chiedo allora, cosa è mancato in questi diciassette anni? Perchè siamo tutti concordi nel venerare Falcone come un Santo e poi siamo tutti pronti a dare voti e corda a coloro che agivano esattamente come chi ha determinato la morte di Falcone? Forse perchè è mancata, nella maggior parte dei cittadini, la coscienza civile e la volontà di sostituire l' "io" al "noi". Ecco perchè ne parlo in un blog che si occupa delle elezioni di Forza d'Agrò. Qui torniamo al senso profondo di questo mio contributo, certamente di parte, certamente personale, ma certamente genuino e non contaminato da interessi personali. Duole l'anima vedere che diciassette anni dopo la strage di Capaci è ancora possibile che una discreta parte di un paese come il nostro segua le orme di un sindaco che li ha palesemente traditi, candidandosi pur non potendolo fare, dicendo di aver detto tutto a tutti e nessuno ha avuto il coraggio di smentirlo, collezionando condanne e rinvii a giudizio e senza avere la decenza di porsi quanto meno in discussione, marchiando il proprio breve (per fortuna...) operato da amministratore con una serie di atti tendenti solo a colpire l'avversario politico e che ancora oggi ha come unico "programma" la denigrazione sistematica di chi non lo sostiene. Duole l'anima vedere che questo personaggio, mettendo al suo posto una semplice controfigura, è ancora seguito da avvocati, poliziotti e carabinieri. A volte mi fermo a riflettere e sinceramente mi illudo di sbagliarmi io sul conto di quel signore, perchè se così non fosse, che fiducia potrei avere nelle nostre forze dell'ordine che appoggiano uno così? Penso al mio amico, seppur in lista avversaria, Carmelo Lo Presti in questo momento, che visse con Borsellino e ne apprezzò le doti e stava per morire con i suoi colleghi, quel pomeriggio di luglio. Che c'entrano, mi chiedo e ti chiedo, quei valori che tu coraggiosamente incarnavi nella tua attività con questi che oggi ci chiedi di sostenere? Convincimi che c'è un nesso, altrimenti mi sentirei confuso. Oppure, convinciti tu che un nesso non c'è e che quella strada mortifica la tua "missione", perchè quella strada, nel suo piccolo, è idonea a generare soltanto piccoli attentati, piccole stragi delle forze in grado di dare forma ad un paesino diverso, piccoli centri di potere, in cui uno comanda e le veline eseguono e sono pronte a tutto (proprio tutto...) purchè gli si dia una passerella su cui sfilare cinque minuti. Ma voglio crederci che qualcosa è cambiato. Che quella strage ha messo nel cuore della gente, di tutta la gente, uno specchio che riflette la propria coscienza e con cui, grazie anche a quell'episodio, quotidianamente facciamo i conti. Poi magari facciamo una strada diversa, ma sappiamo che quello specchio dentro la nostra coscienza sarà sempre lì... Ad interrogarci.

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